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ALLA RICERCA DI SE’. La sintesi degli opposti come processo dinamico

09.03.2009

Nella nostra cultura spesso manca la libertà di scegliersi e di avere un’identità, essendo rispettati per essa, anziché per i conseguimenti in termini di lavoro e di “immagine”.
Si tratta di una vera e propria “piaga” innestata nel contesto della cultura competitiva, dualistica e gerarchica di appartenenza. Sono evidenti i danni arrecati ai figli che non corrispondono all’immagine che i genitori si sono fatti di loro. Ritengo che un’analisi del contesto che alimenta questa mentalità sia indispensabile per inquadrare opportunamente ogni discussione in proposito.
In effetti, se non rischiamo, se giochiamo i ruoli sociali prescritti, invece di intraprendere il nostro Viaggio, ci sentiamo spenti, proviamo un senso di alienazione, di mancanza, di vuoto interiore. Gli Eroi compiono il Viaggio, affrontano il drago e scoprono il tesoro del loro vero Sé. Anche se possono sentirsi molto soli durante la loro ricerca, alla fine la ricompensa è un senso di comunione con se stessi, con gli altri e con la terra.
Quello che immaginiamo immediatamente quando pensiamo all’Eroe, in realtà è un unico e solo archetipo: quello del Guerriero. Il Guerriero, tipicamente, compie un lungo viaggio, generalmente solitario, conquista la vittoria e libera la fanciulla in pericolo uccidendo il drago, o sconfiggendo in qualche altro modo un nemico.
Ma questo mito dell’Eroe che domina la nostra visione culturale del significato del Viaggio, è diventato anacronistico, anche perché l’archetipo del Guerriero è un mito di élite, fondato sul concetto che alcuni compiono il Viaggio eroico, mentre altri servono e si sacrificano.
Tuttavia nessuno può beneficiare a lungo di un’esperienza a spese di un altro. E tutti siamo chiamati ad intraprendere il nostro viaggio, per trovare la nostra voce, la nostra vocazione e portare il nostro insostituibile contributo al mondo. L’eroismo non è il regno dei pochi.
D’altronde, l’istinto di essere “meglio di”, di dominare e controllare, come ho ampiamente illustrato nel volume “Il pensiero adolescente di Hitler”, porta solo malessere, vuoto e disperazione.
D’altronde, è importante rilevare che il problema non è l’archetipo del Guerriero in quanto tale, ma piuttosto il fatto che concentrarsi su quest’unico archetipo eroico, limita le scelte di ciascuno di noi.


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