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Interculturalità

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18/12/2006


ENTRARE IN UN’OTTICA INTERCULTURALE -Quarto Modulo

ENTRARE IN UN’OTTICA INTERCULTURALE

Quando si usa una lingua che non è la madrelingua, si trasmettono involontariamente messaggi ambigui o scorretti. La progressiva internazionalizzazione della produzione e dello scambio di idee, conoscenze, beni e servizi ha portato all’adozione di una lingua franca, l’inglese – o piuttosto un pidgin English, cioè una varietà semplificata e fortemente tollerante per gli errori: in effetti, al di là del retaggio imperiale britannico e della forza economica americana, la diffusione dell’inglese può essere in parte ascritta proprio alla sua adattabilità, alla sua semplicità grammaticale, alla possibilità di pidginizzarlo, anche se il risultato è talvolta difficilmente comprensibile ai madrelingua.
Questa facilitazione d’uso ha portato a credere che la padronanza dell’inglese strumentale, di base, sia sufficiente nella qualificazione del personale che opera nelle aziende, nelle università, nelle istituzioni internazionali – cioè ai destinatari di questo studio.
Si tratta di un’illusione, in quanto la lingua – per usare una metafora informatica cui ricorreremo spesso – è solo l’interfaccia tra una mente e le altre ma, come ogni interfaccia, come ogni output, essa è gestita dal software della mente.
Per quanto le situazioni possano variare, esiste in ciascuno di noi una struttura costante, la sua modalità di capire le cose e di organizzare il proprio pensiero.
Un computer non è in grado di fare nulla senza il software, che fornisce la struttura indispensabile all’esecuzione di specifici compiti. I metalprogrammi agiscono nel nostro cervello in maniera assai simile, fornendo la struttura che determina ciò cui faremo attenzione, il nostro modo di ricavare un senso dalle nostre esperienze e le direzioni che seguiremo. I metalprogrammi ci forniscono dunque la chiave per comprendere i moduli mentali che seguiremo, per far giungere a segno il nostro messaggio ed evitare lo scontro aperto causato dall’incomprensione reciproca.
E’ importante decodificare i mataprogrammi individuali e culturali di ciascuno per poter comunicare correttamente. In particolare, quattro metaprogrammi “culturali” possono generare problemi in ambiente interculturale, in quanto influiscono sulla comunicazione senza che compaiano sullo schermo del nostro computer mentale:

1. il tempo e la sua strutturazione;
2. la concezione della gerarchia e del potere;
3. il rispetto sociale e la “correttezza politica”;
4. l’attribuzione e il mantenimento dello status (necessità di salvare la faccia).

I metaprogrammi operano sempre in un dato contesto e possono cambiare specularmene al variare del contesto di riferimento. Ciò dipende dalla flessibilità dell’essere umano che è in grado di comportarsi in modo diverso a seconda delle situazioni in cui vive: lavoro, vacanze, sport, relazioni con amici, colleghi, partner ecc….
I metaprogrammi che abbiamo identificato come “culturali”, in quanto “critici” in ambiente interculturale per i problemi che possono innescare, vanno tenuti in particolare considerazione da chi si sposta da una nazione all’altra e da un continente all’altro, in quanto caratterizzano la “mentalità” delle persone e cambiano il contesto di riferimento, rispetto alla cultura di appartenenza.

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